Federica
Ciao a tutti!
Sono Federica, 24 anni. Svolgo Servizio Civile Universale presso il Centro Missionario della Diocesi di Verona. Perché ho scelto di candidarmi? Ho capito di non avere una risposta già la terza volta che me lo hanno chiesto, o meglio, ho notato che la mia risposta variava di continuo. Oggi non mi soffermo più su questa domanda, qualunque fosse stata la risposta qualche mese fa credo che con il tempo sia cambiata. Non me ne ero resa conto subito, ma questo anno me lo sono voluta regalare, un regalo di cui non sapevo di avere bisogno. L’unica cosa di cui ero certa era la mia voglia di contatti umani, di relazioni sociali e di vivere nuove esperienze, soprattutto dopo il Covid. Ho avuto fortuna: ho incontrato persone straordinarie con esperienze di vita che mi hanno spesso lasciata a bocca aperta, a volte con il sorriso sul volto, a volte con le lacrime agli occhi.
Il Centro Missionario è il posto che cercavo: una stazione ferroviaria. Qui la gente entra dalla porta nascosta di via Duomo 18/B, bevono una tazza di caffè e si raccontano. Il tavolo in cui si condividono le pause, diviene luogo di incontro di persone e di idee, ci si scambia informazioni, pensieri e notizie che spesso non passano nei nostri telegiornali. Poi ci si saluta e si ritorna al proprio lavoro, mentre i missionari ripartono nuovamente, lasciando l’ombra dei loro passi, poche parole e tante domande.
Tra i miei compiti c’è quello di supportare (e non solo moralmente) il Festival del Cinema Africano di Verona. Un evento che coinvolge tutto l’anno con diverse attività: a novembre al cinema Santa Teresa, poi nelle classi delle varie scuole di Verona e provincia e successivamente il cinema all’aperto durante l’estate, presso il parco dei Comboniani. Il cinema diviene un’opportunità per dare alle persone, grandi e piccole, la possibilità di conoscere realtà nuove e di comprendere punti di vista diversi usando le parole che gli stessi registi dei vari paesi africani scelgono di utilizzare.
Durante questo anno ho avuto modo di vivere il lavoro che si nasconde agli occhi del pubblico, supportando la passione di chi dentro l’organizzazione c’è e ci crede veramente. La scelta dei film, le trattative con i registi, la compilazione delle schede film, la stesura del programma per la pubblicità (non avete idea di quante volte vengano lette le bozze prima della stampa), la loro distribuzione…E poi l’evento! Il lavoro di mesi sfuma in una serata, lasciando spazio a sorrisi su volti e a molti commenti sulle labbra e per qualche ora non si parlerà di Europa ma di Africa.
In questo anno ho fatto il pieno di incontri che mi hanno portata a riflettere, a cercarmi e a ritrovarmi. Ho iniziato il Servizio Civile perché pensavo di poter essere utile e di dare il mio contributo ma alla fine è maturata in me la consapevolezza che forse ero io ad averne bisogno.
Federica
Federica Zumerle – operatrice volontaria Servizio Civile Universale (anno 2021/2022)
Remo
Mi chiamo Remo, ho 26 anni e ho svolto il Servizio Civile Regionale all’Emporio della Solidarietà “Il Tione” di Villafranca di Verona.
Ho deciso di iniziare questa esperienza per smuovermi. Ero in un periodo di inattività e immobilismo, seguito a un percorso di studi un po’ accidentato (un corso di Design in Accademia di Belle Arti abbandonato e un triennio alla Scuola Internazionale di Comics concluso da circa un anno) ma, nonostante un po’ di pigrizia di natura, c’era la voglia di mettermi in gioco.
Si può dire senza troppi giri di parole che ero un “tuttofare”. Mi sono messo a disposizione, nei limiti delle mie possibilità, in tutto ciò che concerne la vita dell’Emporio, dalla pulizia di frutta e verdura alla promozione di iniziative e laboratori, con un occhio di riguardo alle piccole necessità di creazione grafica (volantini, grafici informativi…).
Se mi chiedessero “Qual è l’episodio più significativo di questa esperienza?” racconterei questo: erano i miei primi giorni di servizio, e mi ritrovavo spesso e volentieri a spostare casse piene di frutta e verdura… però a mani nude, perché continuavo a dimenticarmi di portare in Emporio dei guanti da lavoro. Un volontario, forse volendo porre fine al triste spettacolo di questo disegnatore dalle mani delicate che si spellava alzando due cassette, mi prese in disparte un attimo e me ne regalò un paio. “Scrivici il tuo nome sopra, mi raccomando” mi disse. In qualche modo per me simboleggiano la generosità delle persone che ho incontrato durante tutto l’arco del mio servizio.
Ora che il Servizio Civile si è concluso oltre a quel paio di guanti porto con me una maggiore consapevolezza. Soprattutto delle realtà difficili che affrontano le persone che ci camminano a fianco, ogni giorno, senza che ce ne rendiamo conto… Ma anche delle persone che ogni giorno aggiungono il loro contributo al tentativo di rendere il mondo un pochino migliore, in modo altrettanto silenzioso e invisibile ai più.
Con questa esperienza volevo un bagno di umanità e volevo rendermi utile. Così è stato. A livello personale, che dire? Quel che all’inizio era un mondo nuovo, pian piano è diventato un’abitudine e una certezza. Persino io, che cronicamente sono un disastro nel ricordarmi anche pochi nomi, ho iniziato a ricordare a memoria quelli degli utenti scritti sull’elenco in accoglienza. Altro discorso rimane associare quei nomi ai volti (accidenti a voi, mascherine!), ma non sottilizziamo. Ora invece se ne va una certezza e si riapre l’ignoto. Saprò affrontarlo? Sicuramente le persone che ho incontrato mi sono state d’esempio, e mi stanno lasciando una certa carica. Vedrò di tenermi stretto tutto ciò nei miei passi futuri.
Il Servizio Civile credo sia un modo veramente utile, al di là di quelle che altrimenti, forse, rimarrebbero solo parole, per lasciare un’impronta concreta e visibile nel mondo che ci circonda. Allarga i propri orizzonti, spesso limitati dai binari della routine quotidiana e fa scoprire che forse l’ignoto, lo “scomodo”, il bisogno inascoltato, è a due passi da casa tua.
Remo
Remo Peretti – operatore volontario Servizio Civile Regionale (anno 2021/2022)